Stories of Italy è composto dal duo di creativi, Matilde Antonacci e Dario Buratto, di base a Milano che autoproduce pezzi di design utilizzando le principali tradizioni artigianali italiane.Il filo conduttore del progetto è il patrimonio archeologico, storico e culturale dell'Italia.Ogni pezzo è concepito come un oggetto d'uso quotidiano, che si pone allo stesso tempo come contenitore di bellezza e come strumento di comunicazione, portando con sé la propria storia.

Raccontateci come è nata e maturata l’intuizione di dar vita a Stories of Italy.

L'idea è nata dopo aver passato un periodo di vita e lavoro all'estero, nel nord Europa e in Asia. Avevamo notato la presenza dei grandi brand italiani del lusso, ma la quasi totale assenza delle tante eccellenze manifatturiere italiane più piccole. Insieme a ciò naturalmente anche contingenze di vita personale. Desideravamo rientrare, ma nessuno dei due aveva voglia di reinserirsi nei ritmi bulimici della moda, da cui proveniamo professionalmente. Volevamo entrare nella modalità più lenta dei laboratori artigiani e cimentarci con nuovi materiali. Per noi insomma è stato una una specie di ritorno alle radici in tutti i sensi.

Qual è la vostra fonte di ispirazione nel disegnare gli oggetti che poi fate realizzare? Che tipo di estetica ricercate?

Partiamo sempre da un concetto, un simbolo, una forma dell'antichità classica. Dalle nostre radici più profonde insomma. Rivisitiamo e filtriamo poi il tutto attraverso la nostra estetica, fresca e pulita, alla ricerca di un sottile e difficile equilibrio tra il senso del moderno e il “senza tempo” proprio della classicità e delle grandi tradizioni manifatturiere italiane con cui lavoriamo.

Design, artigianato e arte sono i tre ingredienti delle vostre creazioni. Come li coniugate?

Attraverso una ricerca che agisce su più fronti. Inizialmente l'approfondimento teorico di un tema, fatto di ricerca, studio, letture e di una successiva rielaborazione visiva e scritta fatta di immagini, schizzi, foto, appunti. Una fase fondamentale per capire cosa si vuole dire e come, che accomuna l'artista, il designer e chiunque voglia fermare in una forma un pensiero. Contemporaneamente portiamo avanti esperimenti materici e formali nei laboratori, cercando di trasferire queste riflessioni ai nostri artigiani e di tradurle attraverso le loro mani in un oggetto reale che contenga, e quindi racconti e simboleggi, la nostra ricerca.

Con che distretti manifatturieri lavorate?

Il nostro preferito è senza alcun dubbio quello di Murano. Il vetro è al momento la nostra passione. Lavoriamo anche con il marmo a Carrara, e con la ceramica ad Albisola.

Come scegliete i vostri artigiani e che tipo di rapporto avete con loro?

La scelta è una questione molto empatica. Andiamo sul posto e incontriamo alcuni artigiani di persona per vedere e valutare insieme il loro archivio, ma soprattutto per capire se esiste fin da subito l'apertura e l'accoglienza necessaria per lavorare insieme con semplicità. Quello che cerchiamo principalmente, oltre alle abilità tecniche, è un attitudine propositiva, la disponibilità a conoscersi per capire esigenze, aspettative e modalità di lavoro reciproche.

Partendo da uno dei vostri oggetti più rappresentativi, raccontateci quali sono stati i passaggi per svilupparlo: da dove è nata l’idea e come si è declinata concretamente in una forma.

Il nostro primo pezzo, Dattero, è diventato anche il più rappresentativo. Si tratta di un vaso monofiore in vetro soffiato di Murano. Siamo partiti da piccole boccette romane viste in un museo e utilizzate nell'antichità probabilmente per contenere balsami e unguenti preziosi. Ne sono arrivate poche integre fino a noi, sia per la fragilità del materiale vitreo del tempo, sia perché venivano spesso fuse e riciclate. Ci siamo innamorati e le abbiamo trovate ancora incredibilmente moderne. In questo caso abbiamo agito sulle dimensioni, trasformandole da boccette in vasi, e sulla preziosità materica, utilizzando vetro di Murano color ambra immerso 4 volte nel cristallo con la tecnica del sommerso. Una tecnica a strati tradizionalmente lisci, che noi abbiamo invece voluto raggrinziti e mossi, sia per un richiamo formale alla buccia del frutto, sia per accendere di riflessi il color ambra dello strato più interno.

Quali sono i vostri progetti futuri? Cosa avete in cantiere?

Al momento stiamo lavorando ad una serie di vasi e vassoi in esclusiva per la galleria S. Bensimon di Parigi, che presenteremo l'8 settembre 2017 in occasione della Paris Design Week. Siamo anche al lavoro sul nostro terzo progetto custom-made per l'hotel Four Seasons di Firenze. Si tratta in questo caso di un bicchiere per acqua, rivisitazione in color ametista di un modello presentato all'ultimo Fuori Salone all'interno della nostra collezione #TEMPOCOLLECTION. Trecento bicchieri soffiati a bocca in stampo di legno e poi modellati a mano fuori stampo.