San Patrignano Design Lab, in origine Casa d’Arte, è l’insieme dei laboratori di alto artigianato, fondati in principio nella notissima Comunità di recupero da Vincenzo Muccioli, che credeva fermamente nel potere del lavoro manuale per riaccendere la passione e rieducare i ragazzi nel loro percorso di rinascita. Da una decina di anni si è sviluppata qui una speciale attenzione al design e ai rapporti con importanti aziende di moda e arredo. Abbiamo chiesto a Luca Giunta di raccontarci questa importante realtà.

Perché nasce questo progetto? Perché la decisione di insegnare l’artigianato in questa Comunità di recupero?

San Patrignano ha come mission quella di rieducare le persone alla vita, ma il funzionamento dell’organizzazione nel quotidiano deve basarsi su un modello di gestione sostenibile: pertanto le attività promosse da Design Lab devono garantire formazione ed essere anche orientate al mercato. Il modello di organizzazione si inspira al design strategico per il sociale, ed è incentrato sulla valorizzazione del potenziale creativo dei ragazzi in percorso, spesso senza alcun background professionale specifico e con un’elementare conoscenza delle tecniche di lavorazione.

I prodotti sono principalmente rivolti al mondo dell’arredo e della moda. Le produzioni sono orientate a progetti custom o a collaborazioni temporanee, per usare un termine in voga, capsule collection con brand che curano la distribuzione.

Le attività promosse da Design Lab devono garantire formazione ed essere anche orientate al mercato.

Per insegnare l’artigianato, oltre a impiegare maestranze che si sono formate negli anni a San Patrignano, organizziamo continuamente attività di workshop, lectures e formazione. Si cerca di trasmettere i principi base per interagire con materiali, colori, finiture e creare nuovi prodotti in modo consapevole. Quando si pongono le persone e la loro crescita al centro del processo creativo, cambiano tutte le regole e i risultati sono sorprendenti, perché ciascuno si sente protagonista e non mero esecutore. Il nostro operato non è solo orientato alla ricerca di clienti, ma anche di partner sensibili nel modo del design e dell’artigianato artistico che prediligano collaborazioni in ambito di responsabilità sociale e che vogliano vivere il confronto con i ragazzi della Comunità e dirigere workshop professionali, gratuitamente, o addirittura finanziando le iniziative.

Quali sono i mestieri che si insegnano?

Oggi i settori sono Decorazioni Artistiche, Tessitura a Mano, Pelletteria, Lavorazione del legno, Lavorazione del ferro battuto.

A chi è rivolta la produzione?

I prodotti sono principalmente rivolti al mondo dell’arredo e della moda. Le produzioni sono orientate a progetti custom o a collaborazioni temporanee, per usare un termine in voga, capsule collection con brand che curano la distribuzione. Diciamo orgogliosamente che non abbiamo un catalogo, proprio perché non ci interessa avere un’impostazione aziendale, presentiamo sui social molte delle nostre realizzazioni.

Sono numerose le collaborazioni dei ragazzi di DesignLab con il mondo della moda, ma non solo. Nel 2019 hanno partecipato al progetto Doppia Firma durante il Salone del Mobile di Milano. Com’è stata vissuta questa esperienza?

Per i nostri laboratori è fondamentale il contatto con l’universo degli artigiani, perché ci lasci dire metaforicamente che il nostro “prodotto” più pregiato sono i nostri ragazzi, che a fine percorso di recupero sono artigiani formati che si affacciano al mondo del lavoro e spesso gli artigiani sono a corto di giovani che vogliano cimentarsi con il mondo del saper fare. Pertanto è facile comprendere che troviamo l’attività di Fondazione Cologni una incredibile risorsa per la salvaguardia dell’artigianato di qualità e per la formazione delle giovani generazioni. All’interno del macrocosmo di eventi della Milano Design Week, Doppia Firma ci sembrava avesse la maggior vicinanza ai nostri principi e alla nostra mission. I ragazzi hanno vissuto la sfida con grande passione e partecipazione, comprendendo che il loro lavoro avrebbe avuto un grandissimo pubblico di addetti ai lavori. L’emozione più grande è stata portarli all’inaugurazione, dove hanno anche ricevuto la visita a sorpresa di Letizia Moratti, co-fondatrice della comunità e di Anna Zegna, che con Fondazione Zegna sostiene da anni l’artigianato di San Patrignano.

Cos’ha significato lavorare fianco a fianco con un designer come Vito Nesta?

L’incontro con Vito Nesta è una storia di seduzione al tempo dei social: a forza di manifestare reciprocamente l’apprezzamento del nostro lavoro è arrivato il giorno in cui ci siamo detti che forse sarebbe stato bello fare qualcosa assieme. Doppia Firma è stata una scommessa: quando il Direttore Generale di Fondazione Cologni Alberto Cavalli ci ha comunicato che avremmo lavorato insieme è stato fantastico. Ne è nato un progetto molto speciale, che è stato apprezzatissimo. Ne siamo molto orgogliosi.

Cos’è il progetto Sustainable Thinking?

La famiglia Ferragamo sostiene la formazione dei ragazzi impegnati nei settori artigiani attraverso Fondazione Ferragamo, e garantisce delle Borse Lavoro a quei giovani che a fine percorso restano più a lungo proprio per garantire la trasmissione delle competenze artigianali ai nuovi arrivati. Sustainable Thinking per Ferragamo più che un progetto è un nuovo modo di pensare all’intero processo di gestione delle proprie attività: l’apertura del museo e la stampa di un bellissimo libro dedicato hanno presentato al pubblico questa filosofia. Uno dei lavori esposti è stato realizzato dalle ragazze della tessitura: sono tessuti ottenuti da materiali recuperati alla fine di cicli di produzione. Sono stati creati bellissimi arazzi contemporanei con i quali la maison fiorentina ha decorato le vetrine dello show room in via dei Tornabuoni. Sono piaciuti al punto che la trama e l’ordito stilizzati sono diventati parte integrante del logo della comunicazione.

Quali sono i progetti per l’immediato futuro?

Riteniamo che alla luce dei recenti eventi globali, la logica dell’inclusione sociale e la centralità di processi produttivi etici possano portare nuove opportunità nell’ambito della responsabilità sociale e dell’ economia circolare. Ci piacerebbe collaborare con il FAI in uno dei loro meravigliosi progetti. Nell’ambito dei rapporti con le scuole di formazione e il mondo accademico abbiamo dialoghi in corso con Fondazione Lisio, la Scuola di Alta Pelletteria e Isia Faenza: sarebbe un sogno riuscire a dare un attestato spendibile nella ricerca di lavoro e arricchire il curriculum dei ragazzi. Saremmo anche molto felici di poter partecipare alla grande manifestazione Homo Faber con i nostri laboratori e le nostre creazioni: per ora un bel sogno nel cassetto!

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