Incontriamo Giuseppe Drali nella sua officina milanese, zona Naviglio Pavese, dove ha lavorato da sempre. Ci hanno detto meraviglie della sua leggendaria abilità: sappiamo che viene chiamato "il mago della bicicletta".

Beppino, milanese DOC classe 1928, ci accoglie con straordinaria simpatia e disponibilità insieme alla moglie Marisa. Sono sposati da 51 anni, non hanno figli e si capisce subito che si adorano e si divertono ancora stando insieme.

Lui porta i suoi ormai 82 anni con allegria, energico e lucidissimo, sempre innamorato del suo mestiere, di cui parla con passione e con modestia, nonostante sia stato e sia ancora uno dei più grandi nel suo campo: costruttore storico dei telai di casa Bianchi, prediletto da campioni del calibro di Fausto Coppi. Gli chiediamo di ricordare a ruota libera la sua vita straordinaria, piena di riconoscimenti e di successi. Ci racconta nel suo bel dialetto milanese di aver iniziato con il padre, anche lui rinomato telaista negli anni Trenta nel reparto corse della Bianchi, autore dei telai usati da Costante Girardengo e poi dal mitico Coppi.

Quello della Bianchi è un nome leggendario in questo mondo: la storica fabbrica di biciclette nasce a Milano nel 1885 quando Edoardo Bianchi inizia la sua attività di costruttore in una piccola officina. Al nome Bianchi sono legate le imprese di grandi campioni di ieri e di oggi, ma straordinario resta il binomio con Fausto Coppi, icona della storia sportiva italiana e internazionale, uno degli atleti più popolari e amati di sempre. Alla fama di quest'azienda e alle vittorie del Campionissimo ha certo contribuito in modo determinante la maestria dei Drali, padre e figlio.

Beppino ha solo 9 anni quando comincia a fare assistenza in officina, imparando a poco a poco dal padre Carlo i segreti del mestiere. I telai di Drali sono, a detta degli esperti, inarrivabili capolavori di perfezione tecnica e di leggerezza: il maestro li realizza assemblando, limando, saldando tutto a mano, curando ogni particolare con maniacale attenzione al dettaglio. E nessuna delle sue creazioni risulta uguale all'altra, sono tutti veri e propri pezzi unici.

Oggi tutti vogliono il carbonio, perché è più leggero… la tecnologia avanza, si è arrivati a livelli incredibili, ma si è persa la grande arte della lima.

Per me una bicicletta è come un quadro… Va curata e rifinita in ogni particolare e niente può sostituire la mano se si vuole fare qualcosa di veramente bello e unico.

"Una chicca sono le iniziali del proprietario incise a mano su una delle congiunzioni", ci racconta l'amico scrittore Giampaolo Rossetti, "così come Peppino Drali a suo tempo faceva sulle biciclette di Fausto Coppi; perché è nella filosofia di vita di questo maestro di volersi sempre superare, sperimentare e coniugare l'esperienza del passato con i materiali e la tecnologia di oggi, e questo è il segreto che ha reso le specialissime di Giuseppe Drali detto Beppino così ricercate. La tradizione con la innovazione; uno sguardo al passato e uno al futuro, poi quando si ritira il prodotto e lo si vede slanciato, etereo come un sogno ma solido come la realtà; quando con perizia si fanno cantare il cambio e i pignoni, si fanno sibilare le ruote centrate alla perfezione, allora ci si rende conto che valeva la pena aspettare qualche giorno in più per godere della gioia di possedere una 'pocherissima'."

Un affezionato, storico cliente di passaggio in officina testimonia che ai suoi tempi avere una Drali era il sogno di ogni ragazzo: tutti le volevano, ma pochi potevano averle… Lui è uno fra questi e ancor oggi che Beppino si concede ormai il lusso di realizzare pochi pezzi all'anno, non più di una decina, ("Sa, mi stanco un pochino, non posso lavorare troppe ore al giorno") gli appassionati fanno la coda alle porte della sua bottega e attendono con pazienza mesi e mesi per poter avere la loro Drali. Ci racconta della sua giovinezza e, cosa rara alla sua età, manifesta stima e fiducia per i giovani di oggi, anche se, dice, hanno ormai ambizioni diverse. "I giovani oggi sono più intelligenti. Io avrei potuto lavorare in banca: oggi con la mia terza media non potrei neanche lavare i vetri…Sono più preparati i giovani di adesso. Però… non hanno voglia di sporcarsi le mani. E in questo mestiere non si può proprio farne a meno".

Gli chiediamo se ha mai avuto qualcuno al suo fianco ad aiutarlo nel suo lavoro, almeno nei tempi d'oro, quando dalle sue mani uscivano oltre cinquanta pezzi all'anno. "Non ho mai avuto nessuno a lungo in officina con me. Quando ero giovane veniva ogni tanto qualche ragazzo a imparare… Oggi non si può più, troppe difficoltà. E se si fanno male? Poi guardi, nel mio rebelot mi ritrovo soltanto io".
E ce lo mostra, il suo "rebelot", con orgoglio: l'officina stracolma di attrezzi, telai, banchi di lavoro, tutto ammassato in un gran disordine dove però Beppino trova e ritrova tutto, anche l'ultima delle viti o dei bulloni. Nemmeno la fida Marisa si arrischia a fare ordine…

"Oggi tutti vogliono il carbonio, perché è più leggero… la tecnologia avanza, si è arrivati a livelli incredibili, ma si è persa la grande arte della lima. Per me una bicicletta è come un quadro… Va curata e rifinita in ogni particolare e niente può sostituire la mano se si vuole fare qualcosa di veramente bello e unico".
Beppino l'artista, il pittore; il liutaio (i suoi telai sono stati paragonati a degli Stradivari) ma anche Beppino il sarto, come ci spiega con ammirazione l'amico cliente di passaggio: "Quando venivi in officina per chiedergli di farti una bicicletta, al Drali bastava un'occhiata… Ti prendeva le misure a occhio in due e due quattro, come un sarto. E ti faceva la tua bici su misura, perfetta per te: un gioiello!". In negozio è possibile ammirare, tra coppe, cimeli, foto e attestati che ingombrano mensole e pareti, anche due pezzi che farebbero la gioia di qualunque appassionato: le biciclette costruite per il Campionissimo e usate nel 1949 e nel 1955 per alcune le sue più belle vittorie!
E dopo averci dedicato tanti ricordi e tanto del suo tempo prezioso, questo artigiano straordinario dal cuore e dalle mani d'oro ci lascia con un breve aneddoto accaduto solo qualche giorno prima, in cui c'è tutta la sua umanità e la sua deliziosa leggerezza e ironia: Uscito verso sera, al termine di un'ennesima giornata di lavoro, per un piccolo giro di prova dell'ultima bicicletta sui Navigli, si ferma brevemente per riposare all'uscita di una delle tante osterie della zona. Due giovani avventori guardano la bicicletta con ammirazione, ne capiscono di bici veramente belle… Si entusiasmano, chiamano il proprietario per mostrargliela. Lui conosce bene il nome Drali: "Ragazzi, ma questa è una Drali, mio padre ne aveva ben due, quando ero giovane era il massimo… Il vecchio Drali lavorava con il figlio, Beppino, che poi ha proseguito l'attività… Ma dica, sarà ancora vivo il figlio del Drali?". E Beppino risponde: "Sì si, è ancora vivo!"… monta in sella e se ne va, ridendo sotto i baffi, già pregustando il buon risotto con la "luganega" che la Marisa gli ha promesso per stasera: il suo piatto preferito!