In pieno centro di Milano, a fianco alle colonne di San Lorenzo, si trova la bottega Il Coccio del maestro ceramista Guido De Zan.

Qual è la sua storia? Come è iniziata la sua attività?

Ho iniziato la mia attività lavorativa impiegandomi come educatore in un centro per ragazzi con disturbi psichici e mentali. Nel frattempo mi sono laureato in sociologia all’università di Trento. Terminata l’esperienza di inserimento di questi giovani nel mondo del sociale, scuola e lavoro, mi sono sentito libero di iniziare un’attività più mia in cui poter esprimere la mia creatività. Avendo sempre avuto il desiderio di lavorare con le mani, e attratto dalla magia della lavorazione al tornio da parte dei ceramisti, ho scelto questo mestiere. Ho iniziato costruendomi un tornio a pedale e frequentando nel tempo libero un bravo ceramista da cui ho appreso i rudimenti del mestiere, il resto l'ho appreso consultando manuali e sperimentando da autodidatta.

Chi fa artigianato artistico si deve arrangiare, non esistono strutture espositive collettive tramite cui far conoscere la propria produzione.

Che tipo di formazione bisogna avere per dedicarsi a questo mestiere?

L’apprendimento si può conseguire in scuole specialistiche italiane che si trovano in alcuni centri di tradizione ceramica, oppure in alcune scuole all’estero, alcune molto valide, oppure frequentando corsi privati o, ancora meglio, a bottega.

Come si concilia un'attività come la sua con le nuove esigenze e tendenze del mercato?

La mia attività si è sviluppata negli anni, dall’oggetto d’uso a quello artistico e si rivolge a un pubblico che apprezza la semplicità e l’essenzialità delle forme e del decoro. Essa si rivolge a un pubblico limitato e più rivolta all’estero dove il collezionismo della ceramica contemporanea è più sviluppato.

Che tipo di clientela si rivolge a lei?

I miei clienti sono per la maggior parte giovani o comunque persone che per loro esigenze estetiche sono orientate all’oggetto di design e che allo stesso tempo possa essere un pezzo unico. Oltre al privato il mio lavoro si rivolge a negozi e gallerie specializzate in ceramica sia in Italia che all’estero.

Pensa che i giovani possano essere affascinati e interessati a intraprendere questa attività?

Penso che i giovani possano essere attratti dal lavoro manuale-espressivo ma che ci siano pochi stimoli per incentivarli all’apprendimento di un mestiere d’arte.

Quali sono le criticità legate al suo settore? E le prospettive?

La critica che posso muovere alle istituzioni pubbliche e a quelle sindacali di settore è che si interessano più all’artigianato rivolto alla produzione di serie che a quello artistico. Chi fa artigianato artistico si deve arrangiare, non esistono strutture espositive collettive tramite cui far conoscere la propria produzione. Proposte fatte in questo senso negli anni passati sia da me che da altri non sono mai state prese in considerazione. Tutto ciò fa si che sia sempre più difficile per i giovani intraprendere questa strada. Forse è proprio così che pur parlando e vantandoci dell’artigianato di qualità del nostro paese facciamo poco per aiutarlo a crescere.