Ugo La Pietra e Alberto Cavalli (a cura di)

Il Convegno “Né arte né design”, svoltosi presso la Triennale di Milano per iniziativa della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte nel settembre 2019, ha fornito interessanti contributi e spunti sul tema delle arti applicate in Italia, indagandone in una prospettiva contemporanea l’area disciplinare.

A cura di Ugo La Pietra, architetto e designer, storica figura di riferimento per il settore delle arti applicate, e di Alberto Cavalli, Direttore Generale della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, da ormai venticinque anni attiva a Milano nella tutela e promozione dell’artigianato artistico per volontà e impegno di Franco Cologni, l’appuntamento ha chiamato a raccolta molti nomi autorevoli di storici, studiosi, docenti, designer, artigiani  e professionisti, per affrontare il tema da molteplici prospettive ed esperienze. La giornata di studi si è articolata in due parti, dedicate all’ambito disciplinare e ai temi della formazione, rinnovando l’attenzione nei confronti di una disciplina che a livello internazionale viene definita come “craft” o delle “arti decorative”. Un’area che non coincide con l’arte, è lontana dal disegno industriale e non può essere assimilata all’artigianato artistico di tradizione.

“In più di trent’anni”, osserva La Pietra, “ho visitato moltissime aree artigiane omogenee (dai ceramisti di Caltagirone fino ai mosaicisti friulani) nel tentativo di portare il progetto (di arte applicata) in quei laboratori ormai abbandonati da diversi decenni dal professore di ornato, dall’architetto e dall’artista e decoratore. Le Accademie erano nate nel Cinquecento per “dare progetto” al mondo artigiano diffuso in tutto il nostro territorio. Così mi domandavo: dove era finita la disciplina “decorazione”? Sapevo che non aveva a che fare con l’arte, che era lontana dal disegno industriale, e che non poteva coincidere con l’artigianato artistico di tradizione. Presto mi sono accorto che fuori dall’Italia esisteva da sempre una grande area disciplinare: dagli Stati Uniti all’Europa del Nord, fino al Giappone e alla Corea, c’erano le arti decorative, definite più sinteticamente come “craft”. Così, negli ultimi decenni, mentre noi coltivavamo il “disegno industriale”, all’estero cresceva questo ambito disciplinare fatto di scuole, musei, istituzioni, gallerie, mercato, collezionismo... Le arti decorative negli ultimi decenni hanno perso (in Italia) il proprio ambito disciplinare, ambito che dovrebbe, se non coincidere, almeno confrontarsi con il craft internazionale.”

Questi e altri spunti sono stati posti dai curatori al vaglio di una riflessione condivisa e variegata, per fare finalmente un punto sul presente e sul futuro delle nostre arti applicate, tra problematiche e potenzialità, in un mondo che cambia vertiginosamente.

Da più parti l’auspicio che proprio la Triennale torni a essere, come storicamente è stata, un punto di riferimento e di sostegno a questo dibattito, un luogo di scambio e promozione per il loro rinnovamento, con un programma di mostre, incontri e dibattiti che favoriscano l’innovazione delle pratiche artigianali, anche in relazione al design italiano