È nei Mestieri d’arte il tesoro che può garantire il futuro del Made in Italy

Alla presenza di un parterre d’eccezione e di oltre duecento invitati, si è svolto ieri presso il Salone d’onore della Triennale di Milano il Convegno “I Talenti nascosti del Made in Italy. Mestieri d’arte nella produzione italiana d’eccellenza”, nel corso del quale è stato presentato il volume “Mestieri d’arte e Made in Italy. Giacimenti culturali da riscoprire”. Un momento di scambio, confronto e dibattito sul patrimonio di cultura e di saper-fare tipico dei maestri d’arte italiani, e sui loro rapporti con l’eccellenza della produzione italiana.

Milano, 29 Ottobre 2009 – L'Italia delle eccellenze alto-artigianali, dei tanti giacimenti culturali depositari di esperienze, saperi e professionalità d'inestimabile valore, invidiati all'estero e in molti casi sconosciuti all'opinione pubblica nazionale, è stata l'oggetto del Convegno “I Talenti nascosti del Made in Italy. Mestieri d'arte nella produzione italiana d'eccellenza” svoltosi ieri presso il Salone d'Onore della Triennale di Milano per iniziativa della Fondazione Cologni dei Mestieri d'Arte e di RobilantAssociati.


Il Convegno ha preso spunto dalla pubblicazione del volume “Mestieri d'arte e Made in Italy. Giacimenti culturali da riscoprire”, un'indagine svolta dal Centro di ricerca “Arti e mestieri” dell'Università Cattolica di Milano sul ruolo dei mestieri d'arte nei settori di attività dove il Made in Italy è sinonimo di indiscussa eccellenza estetica e produttiva, per fornire una panoramica che testimonia la vitalità, le capacità d'innovazione e la straordinaria rilevanza culturale ed economica delle botteghe e dei laboratori dell'alto artigianato artistico.

Realtà disseminate sul territorio nazionale che meriterebbero di essere conosciute, conservate e sostenute e che, invece, in molti casi rischiano di essere consegnate definitivamente all'oblio nell'indifferenza generale.

“Si parla tanto di maestri d'arte, ma pochi sanno davvero chi siano,” fa notare Franco Cologni, Presidente della Fondazione Cologni dei Mestieri d'Arte. Il contributo di passione e impegno, tecnica e creatività dei maestri d'arte è l'elemento che ha reso unico e inconfondibile il Made in Italy in tutti i campi in cui l'Italia può vantare un'eccellenza: dalla moda al design, dal tessile al vetro, dalla liuteria alla nautica. Tuttavia il loro è un contributo misconosciuto; sono talenti nascosti talmente bene che spesso le nostre istituzioni si dimenticano persino di citarli”.



“La partecipazione alla realizzazione del volume “Mestieri d’Arte e Made in Italy” –
afferma Maurizio di Robilant, Presidente di RobilantAssociati - rappresenta per la nostra azienda un’azione concreta nella direzione di un impegno che rimanda alla nostra capacità maieutica di cogliere il Talento anche dove è più celato, e di svelarlo e valorizzarlo facendone uno strumento a servizio della realizzazione personale e della crescita collettiva. Per il nostro Paese, questo Talento poggia su quella “cultura del fare”, quell’attenzione all’oggetto fatto a regola d’arte, quella logica di atelier - di cui i cosiddetti “mestieri d’arte“ sono espressione - che rappresentano la linfa vitale del concetto di Made in Italy. Un progetto di sensibilizzazione dunque teso a creare attenzione su questi mestieri, scoprendone e portandone alla luce il valore culturale ed economico, generando consapevolezza attorno ad essi e dentro di essi”.

“Il Made in Italy, probabilmente, altro non è che l'ennesimo ecosistema in cui i mestieri d'arte si sono adattati a vivere,” dichiara il professor Paolo Colombo, docente di Storia delle istituzioni politiche e Direttore del Centro di ricerca “Arti e mestieri” dell'Università Cattolica di Milano. ”Con l'attuale imbarbarimento del contesto economico e sociale, tuttavia, una parte dei mestieri d'arte sta spegnendosi, ed è doveroso diffondere la consapevolezza del danno permanente che queste perdite procurano al Paese in termini di impoverimento culturale, estetico ed economico”.




Del rapporto perennemente in bilico tra attrazione, collaborazione e conflitto sviluppatosi tra maestri d'arte e designer si sono occupati Davide Rampello, Presidente della Triennale di Milano e Luisa Bocchietto, Presidente di ADI- Associazione del Design Industriale.

“La cultura della progettualità, la sensibilità estetica unita al saper fare sono tratti distintivi dei mestieri d'arte e del design italiano, sono qualcosa di profondamente radicato nella cultura del nostro Paese,” afferma Davide Rampello; “è importante che i mestieri d'arte continuino a dare riferimenti alti alle nuove generazioni, ad avvicinarle allo spirito e alla concretezza di una professione, perché molte cose essenziali non si possono imparare sui libri”.

“Dopo cinquanta anni possiamo guardare indietro e capire cosa è arte, cosa design e cosa alto artigianato,” sostiene Luisa Bocchietto. ”Oggi il design italiano ha una sua identità e una componente artigiana nella fase di progettazione. Ci sono tradizioni solo nostre da tenere in vita e dobbiamo imparare a valorizzarle al massimo.”


L'Onorevole Ermete Realacci, Presidente e fondatore di Symbola – Fondazione per le qualità italiane, ha fatto pervenire il suo saluto e il suo contributo al Convegno mediante un videomessaggio, introdotto dal Direttore Generale di Symbola Domenico Sturabotti: “Bisogna recuperare le radici del passato per capire dove dirigerci, su quali aree l'Italia potrà avere un un futuro. Ad esempio, nel trecentesco Constituto Senese, scritto in volgare, è possibile ravvisare come già nel medioevo si fosse coscienti dell'importanza di un'estetica pubblica come fruttuoso indirizzo di politica dei beni culturali e ambientali e come fonte di progresso e di ricchezza per tutta la comunità”. “I Talenti nascosti del Made in Italy. Mestieri d'arte nella produzione italiana d'eccellenza” ha portato a Milano le testimonianze di personaggi che vivono in presa diretta la quotidianità dei mestieri d'arte d'eccellenza nel nostro paese, e il loro rapporto con atelier, botteghe e imprese: dalle professioni legate al teatro, con gli interventi del regista/attore Flavio Albanese e della scenografa Leila Fteita del Piccolo Teatro di Milano, alle attività di restauro di oggetti di design contemporaneo portate avanti dal laboratorio specializzato del Triennale Design Museum e descritte dalla restauratrice e ricercatrice Roberta Verteramo.



Al Convegno non sono mancate “chicche” e dettagli inediti sull'attività dei maestri d'arte italiani. Ad esempio, Angelo Petrucci, Chief Master Tailor presso la prestigiosa maison Brioni, ha rivelato che i sarti che escono dalla Scuola di Sartoria Brioni a Penne, in Abruzzo, sono ricercatissimi e vengono inviati anche a Londra - un tempo sancta sanctorum dell'eleganza formale maschile - e a Parigi, perché oggi in tutto il mondo c'è carenza di maestri sarti che possiedano adeguate competenze ed esperienza sulle oltre 220 fasi di lavorazione necessarie alla confezione di un singolo abito.

La definizione che meglio riassume il valore autentico e le prospettive dei mestieri d'arte in Italia è stata fornita da Alberto Piantoni, Amministratore Delegato di Richard Ginori 1735: “Alla luce delle mie esperienze passate, pensavo al Made in Italy come a un prodotto fatto in Italia e che poteva avere una certa componente di design,” ammette Piantoni. “Arrivato a Sesto Fiorentino e alla storica Manifattura di Doccia, ho dovuto rivedere le mie posizioni osservando con quale entusiasmo, passione e rigore i maestri abbiano affrontato le sfide a recuperare dagli stampi opere di cui si era persa la complessa tecnica di produzione. Oggi posso dire che i maestri non sono solo bravi a eseguire alla perfezione ciò che hanno imparato, ma sono anche motore dell'innovazione.”


Un cocktail incentrato sulle identità e le eccellenze italiane e organizzato da ALMA, la Scuola Internazionale di Cucina Italiana retta da Gualtiero Marchesi, ha concluso il Convegno, nel corso del quale è emerso con vigore che i mestieri d’arte sono un patrimonio di cultura, know-how e tradizione che gioca un ruolo determinante nell’eccellenza del Made in Italy. Disperdere un simile patrimonio significa condannare il nostro Paese a un progressivo smarrimento di identità, di qualità produttiva e di creatività applicata.

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