Nel suo atelier s’insegna il mestiere ai giovani?
Io sarei ben felice se il mio atelier promuovesse attività di trasmissione del mestiere alle nuove generazioni, ma fatico a trovare giovani che vogliano impararlo. Mi è capitato che alcune mie sarte andassero in pensione e quindi dovessi trovare delle sostitute, ma ho incontrato serie difficoltà a reperirle: non ci sono più sarte capaci, non c'è più nessuno che le formi giacché ormai regna incontrastata la mentalità della fabbrica. Ci vuole inoltre tempo e pazienza per imparare. Insegnare è diventata una scommessa, su cui, di questi tempi, è difficile puntare.
Quali attività svolge per promuovere il suo atelier?
I canali pubblicitari tradizionali hanno dei costi esorbitanti, che sono insostenibili per una realtà piccola come la nostra, per cui promuoviamo molte iniziative che vedono l'atelier come location di eventi culturali: pittori che espongono qua le loro opere, altri artigiani che mettono in mostra i loro manufatti, piccole aziende vinicole che presentano il loro vino. Sono tutte piccole manifestazioni, che non avendo bisogno di spazi enormi, possono sfruttare il mio showroom, mentre per noi sono un modo di far conoscere il nostro atelier a un giro più ampio e attraverso altri canali.
Quali sono i problemi legati al suo settore?
L'artigianato, nel nostro Paese, non è correttamente tutelato soprattutto perché non c'è una forma mentis adeguata: la mentalità imperante è sostenere la fabbrica che ha una grande produzione. In termini numerici è ovvio che l'azienda sia più vantaggiosa. Inoltre c'è una noncuranza in materia di valorizzazione, oltre che di tutela: si dovrebbe dare più valore e input all'artigianato, perché è su queste piccole realtà che si basa l'Italia, sulla loro creatività e saper fare, sono loro che fanno la differenza.
Cosa si aspetta dal futuro di questa professione?
La moda avrà sempre successo e alla fine la crisi passerà; ma purtroppo l'artigianato di qualità sarà destinato a rivestire uno spazio sempre più di nicchia nel settore.