Abbiamo incontrato nel suo studio di Milano il Sig. Pino Grasso, un maestro dell'arte del ricamo. Oltre ad essere da cinquant'anni il punto di riferimento per molti nomi dell'alta Moda e del prêt-à-porter di lusso italiani,

il maestro è continuamente alla ricerca di materiali e forme sempre nuove che possano arricchire il suo prestigioso archivio e stimolare la sua committenza.

Sig. Grasso, quando e come ha iniziato la sua attività?

Ho sviluppo la passione per il ricamo quando ero al liceo: frequentavo spesso la casa di un amico il cui padre era un maestro ricamatore. A quell'epoca svolgere una simile professione non era così comune, e dopo il liceo decisi di iscrivermi alla Facoltà di Medicina; ma mi resi presto conto che la mia passione era un'altra – il ricamo, la bellezza del ricamo. Decisi quindi di lasciare l'università e svolsi il servizio militare obbligatorio. Poi mi ripresenta a casa del mio amico e iniziai dalla gavetta ad imparare l'arte del ricamo. Mi ricordo ancora il giorno: era il primo di ottobre del '58. Cinquant'anni fa.

Quindi non ha frequentato scuole specializzate? La sua formazione ha avuto luogo in bottega?

Esatto: ho iniziato dalla gavetta più dura per arrivare fino a dove sono adesso. Una volta non c'erano scuole dedicate ai mestieri artigianali di questo tipo. Per quanto riguarda il ricamo, nell'hinterland milanese o in provincia erano attivi diversi laboratori con alcune artigiane che lavoravano in maniera spesso non organizzata; le madri mandavano le loro figlie a bottega ad imparare il mestiere, pagando per il loro apprendistato, ma naturalmente era una concezione completamente diversa.

Ho iniziato dalla gavetta più dura
per arrivare fino a dove sono adesso

L'impulso cui noi dobbiamo fare riferimento è il più complicato: dobbiamo immedesimarci nella testa dello stilista e assorbire il suo gusto per riuscire a creare dei ricami che possano soddisfarlo.

Lei trova che le nuove tecnologie abbiano portato dei cambi nel suo settore?

Le tecniche di ricamo non sono mai cambiate molto negli anni: grosso modo la tecnica che ho imparato io alla fine degli anni '50 è la stessa che si usa ancora adesso nei laboratori. L'unica differenza che trovo è al massimo nell'utilizzo dei materiali e nella ricerca, che deve essere sempre innovativa. Una volta l'idea di ricamo era più romantica: basta guardare i modelli che realizzavo alla fine degli ani '80 o nei primi '90. Adesso invece c'è molta più attenzione ai materiali, alle diverse combinazioni che si possono ottenere combinandoli in un modo o nell'altro.

E la clientela come si è evoluta rispetto a quando si è affacciato al mercato?

Piuttosto che riferirmi alla clientela, io parlerei di "gusto". Io registro il fatto che il gusto si sia appiattito in maniera vistosa, trasportato dall'onda del mercato e non più dal gusto delle persone. Poi noi quasi mai abbiamo come committente il cliente finale, ma lavoriamo sempre in parallelo con lo stilista della maison. L'impulso cui noi dobbiamo fare riferimento è il più complicato: dobbiamo immedesimarci nella testa dello stilista e assorbire il suo gusto per riuscire a creare dei ricami che possano soddisfarlo.

Come percepisce il ruolo delle istituzioni della gestione, promozione e protezione dei mestieri d'arte?

Nel nostro settore non esiste né promozione né protezione.Siamo dei maestri d'arte praticamente nascosti agli occhi del nostro stesso settore: se lei sfoglia una qualsiasi rivista di moda non troverà mai pubblicato il mio nome né quello di altri, eppure molti vestiti sono realizzati da noi. S'immagini lei in una situazione come questa che tipo di aiuto o protezione ci possono dare le istituzioni?!Dal punto di vista accademico invece c'è stato un piccolo risveglio grazie a dei corsi di specializzazione in moda dello IULM, in cui gli studenti dovevano imparare a comunicare appunto il prodotto di moda, ma non sapevano neanche dell'esistenza dell'arte del ricamo; sono andato a far loro delle piccole conferenze con i nostri ricami sulla cattedra per fare "toccare con mano" l'argomento. Questi ragazzi devono imparare a comunicare un prodotto senza averlo mai visto: ma come si fa? Nella società globalizzata quali sono le prospettive di lavoro per i Maestri d'arte?Le possibilità sono moltissime, perché la manualità non è un servizio o un bene che si può comprare in qualsiasi paese, e in questo l'Italia è fortemente avvantaggiata dalla sua cultura e dalla sua tradizione.Come altra faccia della medaglia c'è però la fortissima concorrenza di Paesi come India e Cina, che rappresentano dal punto di vista economico un concorrente impossibile da battere sul piano dei costi.Possiamo però difendere il nostro mercato investendo e puntando sul nostro savoir-faire e sulla nostra esperienza.