Sei arrivato in Italia nel 2012 per studiare mosaico all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, ma il tuo progetto era dedicarti alla ceramica. Raccontaci della tua formazione e perché hai scelto di diventare ceramista.
In realtà non pensavo di diventare ceramista, è stato il fascino dell’argilla a trascinarmi in quest’avventura. Tutto ha avuto inizio nel 2007 quando mi sono recato all’IFA (Istituto di Formazione Artistica) di Mbalmayo in Camerun per un test d’ammissione al corso di pittura. Visitando il laboratorio di ceramica sono rimasto colpito dalla bellezza degli oggetti esposti e soprattutto dalle possibilità che offriva la materia sia in termini di libertà espressiva, sia di prospettive lavorative. Dopo il diploma ho deciso di proseguire gli studi in Italia presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna dove ho ottenuto il diploma del triennio in mosaico, e successivamente ho frequentato il biennio di scultura all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Nel 2013 mi sono iscritto all’ITS di Faenza e nel 2015 ho conseguito il diploma di tecnico per la progettazione e la prototipazione dei manufatti ceramici.
Che valore ha avuto l’esperienza con Fondazione Cologni, nell’ambito del progetto “Una Scuola, un Lavoro”?
“Una Scuola, un Lavoro” è stato un progetto che mi ha permesso di frequentare per molto tempo lo studio di Bertozzi & Casoni, due grandi artisti che mi hanno dato l’opportunità di lavorare a progetti importanti. Questo progetto mi ha permesso di investire da subito nella mia ricerca artistica.
Hai aperto da circa due anni la tua attività. Perché hai fatto questa scelta? Raccontaci della tua avventura imprenditoriale.
Io non la chiamerei un’avventura imprenditoriale, perché ho semplicemente fatto quello che più mi rende felice, cioè avere uno spazio personale e di intimità dove creare le mie opere. Non l’ho mai considerata in termini di impresa. Non è stato facile iniziare e a dire il vero non ero neanche sicuro di farcela, ma con coraggio ho deciso di affrontare le mie perplessità perché credo che nella vita non si debbano mai avere rimpianti.
Il tuo stile è davvero unico e particolare: nelle tue opere è evidente l’influenza dell’arte e della cultura visiva africana. Su cosa si basa la tua ricerca artistica e quali sono i temi che ti interessa comunicare?
L'oggetto principale della mia ricerca artistica è la condizione dell'uomo africano contemporaneo, alienato e sofferente a causa di un passato non concluso di asservimento e sfruttamento. I miei lavori si caricano di energia attraverso l'utilizzo di forme primarie e vibrazioni di colori brillanti, che contrastano con l'invisibilità ed il disprezzo a cui troppo spesso è soggetto il corpo nero nel mondo occidentale. Opere che richiamano la forza generatrice della terra si mescolano con altre che raffigurano in chiave metaforica il mondo globalizzato in cui viviamo. Un'altra costante visibile nei miei lavori è l'attenzione alla spiritualità e all'animo umano.
Cosa ami di più del tuo lavoro?
Amo molto il momento di comunione con la materia, quel momento magico in cui congelo la mia idea nell’argilla. Trovo che sia elettrizzante anche l’attesa del risultato fino all’apertura del forno: l’ansia e l’emozione sono indescrivibili.